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Interviste ai produttori: Camilla Lunelli

A tu per tu con i produttori
5 domande a Camilla Lunelli

Camilla Lunelli, Responsabile della comunicazione e dei rapporti esterni delle Cantine Ferrari, elegante e solare è la prima donna a occupare una posizione di vertice nella storica casa spumantistica Trentina. Dopo la laurea in Bocconi e alcune esperienze in consulenza strategica  ha deciso di dedicarsi al volontariato e ha trascorso tre anni in Africa lavorando su progetti umanitari in situazioni di conflitto. Nel 2004 però il richiamo della famiglia ha avuto il sopravvento e Camilla è tornata in Italia per dedicarsi insieme al fratello Alessandro e ai cugini Marcello e Matteo al progetto imprenditoriale familiare. 

Il tuo vino del cuore tra quelli prodotti e perchè
Domanda difficile: chiedere a un produttore di scegliere fra le proprie etichette è come chiedere a un genitore qual è il figlio preferito… ma se proprio dovessi, direi che il mio vino del cuore è il Ferrari Perlé. Lo amo particolarmente perché trovo che riesce a esprimere con grande eleganza l’essenza della viticoltura di montagna, e ben rappresenta lo stile della nostra cantina. Il Perléha per me anche un valore affettivo legato a mio padre Mauro, enologo di Ferrari per quasi quarant’anni, che a questo vino ha dedicato molto. È la bottiglia che non manca mai nel frigorifero di casa mia, pronta anche per visite inattese, perché estremamente versatile negli abbinamenti, e ideale in ogni occasione, dall’aperitivo al tutto pasto, oppure per un brindisi dopo cena.

Il vino che vorresti produrre
Mi piacerebbe riuscire a portare ancora “oltre” la sfida del tempo che Ferrari ha iniziato ormai molti anni fa con il Giulio Ferrari Riserva del Fondatore, la bollicina italiana più premiata di sempre. Sulla scia del grande successo del Giulio Ferrari Collezione, che oggi rappresenta il nostro Trentodoc più longevo – oltre 18 anni di affinamento sui lieviti – sarebbe un vero traguardo spingerci fino a 25 o persino 30 anni.

Un aneddoto della tua vita in azienda che ti ha segnato in modo particolare
Un momento molto importante è stato per me, nel 2005, il passaggio ufficiale delle deleghe da mio padre e i miei zii alla nostra generazione, la terza della famiglia Lunelli in azienda. Ricordo chiaramente l’emozione e il senso di responsabilità; allo stesso tempo avevo la serenità di condividere questo percorso con i miei cugini Matteo e Marcello (e qualche anno dopo anche con mio fratello Alessandro), con cui c’era molta sintonia. Da subito abbiamo raccolto l’importantissima eredità di valori come la ricerca dell’eccellenza e il legame con il territorio, impegnandoci verso una innovazione intesa soprattutto come attenzione alla sostenibilità e forte internazionalizzazione.

Il momento del tuo lavoro che ami di più e perché
Uno degli aspetti che amo maggiormente del mio lavoro è la grande varietà di esperienze che mi permette di vivere: ogni giornata è diversa dall’altra. In particolare, apprezzo molto il fatto che mi permette di incontrare e conoscere tante persone, anche provenienti da campi e settori molto lontani da quello del vino. Un momento che in generale mi riempie di orgoglio è cogliere in chi viene a visitarci, a Trento, la sorpresa e l’apprezzamento nel momento in cui vivono quello che noi definiamo il percorso “del Bello e del Buono”, che prevede la visita della cantina e di Villa Margon, splendida dimora cinquecentesca immersa nei vigneti, sede di rappresentanza del Gruppo Lunelli, nonché una sosta nel nostro ristorante stellato Locanda Margon.

Se non avessi fatto la vignaiola cosa avresti voluto fare?
Se non avessi sentito molto forte il richiamo della mia famiglia e della mia terra, nonché il fascino del mondo del vino, avrei continuato il percorso professionale nella cooperazione internazionale allo sviluppo, che ho vissuto per alcuni anni prima di entrare nell’azienda di famiglia. In questo momento probabilmente sarei in qualche angolo sperduto dell’Africa, collaborando con le Nazioni Unite o con qualche organizzazione non governativa.

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