A tu per tu con i produttori
5 domande a Paolo Librandi
Paolo Librandi, oggi con il fratello Raffaele alla guida dell’azienda storica calabrese, fondata nel 1955 dai fratelli Antonio e Nicodemo a Cirò Marina in provincia di Crotone, che porta il loro nome, è molto presente anche in vigna e segue personalmente la produzione. La famiglia Librandi si è affermata nel panorama vitivinicolo internazionale vincendo con tenacia le resistenze all’innovazione che il territorio presentava. Oggi la seconda generazione con Paolo e Raffaele, figli di Nicodemo, e Francesco e Teresa, figli di Antonio, continua nel solco della tradizione ponendo sempre più attenzione alle sperimentazioni in vigna e l’adozione delle migliori tecnologie
Il tuo vino del cuore tra quelli prodotti e perché
Il Duca Sanfelice. Rappresenta appieno la nostra tradizione e il nostro territorio. E’ poi il vino sul quale si è formato il mio gusto, essendo tra i primissimi che ho bevuto e infine, e forse anche per questo, ha le caratteristiche che mi piace trovare nel bicchiere: complessità, profondità, ma al tempo stesso immediatezza e piacevolezza.
Il vino che vorresti produrre
Un Cirò che nasca da selezione maniacale di Gaglioppo, da un unico vigneto tra quelli storici della famiglia. Una selezione ceppo per ceppo, grappolo per grappolo, acino per acino. Poche bottiglie necessariamente, ma dal carattere inconfondibile.
Un aneddoto della tua vita in azienda che ti ha segnato in modo particolare
La prima esperienza della grandine, un po’ di anni fa. Vedere compromesso il lavoro di un anno in uno dei nostri migliori vigneti. Ci furono da un lato la tremenda delusione e il senso di impotenza; dall’altro la comprensione del fatto che quando si ha a che fare con la viticoltura e quindi con la natura, non tutto è completamente controllabile e quindi l’approccio giusto è quello della cura e dell’ascolto, più che quello del dominio, che è impossibile.
Il momento del tuo lavoro che ami di più e perché
Il monitoraggio dei vigneti in funzione della scelta della data di raccolta. E’ un momento di dialogo con tutte le funzioni tecniche della cantina, un momento in cui si lavora di squadra e si lavora all’unisono per centrare il massimo risultato enologico.
Se non avessi fatto il vignaiolo cosa avresti voluto fare?
Mi sarebbe piaciuto provare la carriera accademica, un lavoro che mi avrebbe consentito di continuare a studiare a tempo pieno. Io in realtà sono laureato in filosofia e quella è senz’altro l’altra mia passione più forte.
Giornalista e amante del vino, è il trait d’union con le cantine e i produttori sparsi sul territorio nazionale.