Progetto di vita e agri-ecologia.
Patoinos Terre dell’Apocalisse, si chiama così la piccola azienda vinicola sull’isola di Patmos, nel blu dell’Egeo. Un bel progetto di vita e agricoltura biodinamica. <<Tutto nasce 10 anni fa dall’idea e dalla passione di Josef Zisyadis, svizzero con origini greche, che con alcuni amici decide di recuperare la tradizione vitivinicola dell’isola scomparsa dopo la devastazione della Fillossera>>, racconta Federico Garzelli che mi accoglie e guida alla scoperta di Patoinos. È qui da due anni e con la compagna Eirini Daouka si occupa di questa meraviglia: due ettari di vigneto, un ettaro di uliveto, un piccolo frantoio e una casa colonica dei primi del Novecento in un abbraccio di cipressi, carrubi, alberi di fico, melograni, gelsi e querce.
Federico è italiano, di Torino, un giovane enologo con la voglia di esplorare, una passione per le piccole vigne e la viticoltura in terre di frontiera. A Patmos è arrivato dopo aver lavorato prima in Piemonte e poi in Alto Adige, con le uve di montagna. Poi, l’isola di San Giovanni Apostolo e dell’Apocalisse, sacra ai greci, l’ha ammaliato. La compagna Eirini, originaria di Salonicco, si occupa dell’uliveto e dell’orto, dell’accoglienza e di tante piccole produzioni. Insieme condividono il credo di un’agricoltura naturale, biodinamica, per preservare ecosistema e biodiversità. Il posto lo impone. Hanno messo su anche una banca dei semi delle piante dell’isola.
L’azienda si trova nel Sud dell’isola, a ridosso della baia di Petra, in un punto che appare incuneato tra le dorsali brulle che salgono verso la Chora. Vigne ben ventilate, allevate ad alberello basso, protette dai canneti quando soffiano forte i venti da Nord. Assyrtiko e Mavrothiri sono le varietà autoctone coltivate su terreni argillosi, sabbiosi e vulcanici.
L’Assyrtiko è senza alcun dubbio il vino bandiera di Patoinos, una bella acidità, fresco al sorso e con una sapidità spiccata alla fine. Ma ho trovato estremamente piacevole anche l’Orange. L’azienda è aperta al pubblico e, su appuntamento, propone visita e degustazione sul bel patio che guarda le vigne e di lontano la Chora bianca con il Monastero di San Giovanni. L’antica casa colonica conserva ancora i locali con le vasche in muratura (le “patitiria”) dove l’uva veniva pigiata, il succo scorreva quindi verso il “pithari” sottoterra dove veniva lasciato a fermentare. Sono stati recuperati vecchi attrezzi agricoli a ricordare la tradizione vitivinicola dell’isola. La tenuta ha anche un piccolo orto Slow Food e un giardino di piante aromatiche. Nel piccolo shop aziendale si possono acquistare anche le marmellate, le tisane, i saponi naturali ed altri prodotti che realizza Eirini.
Patoinos è capofila della condotta Slow Food di Patmos che ha individuato cinque prodotti per l’Arca del gusto di slow food: Nomisithra, Fava di Patmos, Skinopsomo, Anthonero e la Tiropita di Patmos che, diversamente dalla più comune tiropita greca, è un tortino di pasta frolla con un ripieno costituito da un battuto di uova intere con un miscuglio di formaggi, cotto nel forno.
Giornalista freelance dal 1998, per circa vent’anni ha scritto per le testate del gruppo Espresso La Repubblica e firmato articoli per i principali editori nazionali. Nel 2008 ha ideato Wine&TheCity, di cui è direttore creativo. Nel tempo libero continua a scrivere di viaggi, luoghi e storie singolari per Dove, Donna Moderna e altre testate.