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Donne e vino: 5 produttrici under 35 dal Nord al Sud

In occasione della Giornata internazionale della donna, cinque giovani produttrici di vino si raccontano a Wine&TheCity.

Maria Germano, Cantine Ettore Germano – Piemonte
Fondata nel 1975, la cantina Ettore Germano è nelle Langhe, a Serralunga d’Alba e a Cigliè, dove  produce sia vini rossi che bianchi, quest’ultimi grazie a un’intuizione di Sergio Germano che oggi guida l’azienda con la moglie Elena Bonelli e i figli Elia e Maria Germano. Maria, 23 anni, ha iniziato ad appassionarsi al mondo del vino quando aveva 16 anni. “Non credo di potermi definire ancora produttrice. Nonostante abbia terminato gli studi da due anni, penso di dover fare ancora esperienza. Adesso sono in Australia proprio per questo”. “Tra le difficoltà di essere una giovane donna in un’industria storicamente dominata da persone più adulte, c’è sicuramente quella di acquisire il giusto rispetto”. Quinta generazione dell’azienda familiare e appartenente alla Generazione Z, Maria crede fortemente che tradizione e innovazione debbano coesistere. “Bisogna tener conto del passato ma sempre proiettati al futuro, anche nell’utilizzo di nuove tecnologie”.

Marianna Velenosi, Cantina Velenosi – Marche
Nel 1984 nella storica Ascoli Piceno apre le porte la Cantina Velenosi dall’iniziativa di Angela ed Ercole Velenosi. Marianna Velenosi, classe ‘93, dal 2019 si occupa della Cantina di famiglia. “Mia madre è stata un’apripista, non solo per me ma anche nel settore. Ha iniziato quarant’anni fa quando era difficile per una donna coprire un ruolo dirigenziale. Mi rendo conto di essere molto fortunata rispetto ad altre giovani produttrici, perché la nostra è una realtà di donne. E nonostante i clienti siano ancora in maggioranza uomini, l’ambiente non è più maschilista. Le donne sono ovunque: sono enologhe, produttrici, sommelier. Penso che questo settore possa essere davvero un’opportunità per tutte”. Dall’ingresso in azienda, Marianna Velenosi ha preso in gestione il settore marketing, soprattutto in ambito strategico. “Abbiamo rivoluzionato la comunicazione, pur restando fedeli alla nostra storia e tradizione. Una rivoluzione che ha spostato il focus dal prodotto alle persone. Per avvicinare i giovani, ad esempio, organizziamo eventi direttamente in cantina, anche con dj set”.

Chiara Moio, Cantine Quintodecimo, Campania
A Mirabella Eclano nella verde Irpinia, la tenuta Quintodecimo rappresenta il desiderio di libertà di Luigi Moio e della moglie Laura Di Marzio. Con loro oggi ci sono anche Rosa e Chiara Moio, figlie di Luigi.  Ventinovenne, Chiara lavora nell’azienda di famiglia dal 2018, dopo aver studiato enologia a Bordeaux. “La mia esperienza universitaria è stata dominata da donne e quando sono rientrata in azienda ero molto ottimista. Mi sono resa conto di essere in un ambiente in cui le donne stanno emergendo sempre di più e infatti non mi sono mai sentita screditata”.
Con Sbarbatelle, gruppo di circa cento giovani donne sia produttrici di vino sia enologhe, Chiara ha avuto modo di rapportarsi e di conoscere coetanee in tutta la Penisola: “Ci stiamo unendo in tutta Italia e vedo che siamo sempre di più, si percepisce un cambio di rotta”.
Gli scontri generazionali non sono stati un problema nell’azienda Quintodecimo. “Mio padre come ricercatore ha sempre avuto una mentalità aperta – continua – e quindi, nonostante qualche perplessità iniziale, ho avuto modo di introdurre in azienda un macchinario nuovo per l’analisi del vino”.

Alessandra Quarta, Claudio Quarta Vignaiolo, Puglia
La storia di Claudio e Alessandra Quarta, padre e figlia, è radicata nel Sud, con tre cantine tra Puglia e Campania. La più grande, Tenuta Eméra a Marina di Lizzano (Taranto), si estende tra due mari; la seconda, Cantina Sanpaolo, nasce nel cuore dell’Irpinia. A Guagnano, nel Leccese, si trova infine Cantina Moros, la più piccola delle tre. È il primo anno che Alessandra Quarta è ufficialmente alla guida dell’azienda. “Nella nostra società c’è ancora la tendenza a confinare le donne ad ambiti non dirigenziali. Noi donne nasciamo senza l’ambizione di diventare capi e questo è capitato anche nel mio contesto di crescita”, afferma Alessandra. “Grazie a mio padre, che mi ha sempre spronato a sentirmi forte e autonoma, sono arrivata dove sono oggi”. Restando fedeli alla tradizione, le cantine di Claudio Quarta Vignaiolo continuano a raccontare la propria storia e quella del luogo che rappresentano tenendo conto delle esigenze delle nuove generazioni. “Oggi i giovani prediligono dei vini più leggeri e sono molto attenti alla comunicazione dell’azienda, alla quale diamo molta importanza, dall’etichetta che usiamo per i nostri vini fino ai social”.

Federica Fina, Cantina Fina, Sicilia
Nella città di Marsala, nella parte occidentale della Sicilia, sorge la Cantina Fina. Bruno Fina e Mariella iniziano la propria avventura nel 2005 e oggi i figli Marco, Sergio e Federica Fina sono parte integrante del sogno dei genitori. “Il mio augurio – spiega Federica -, è andare verso una direzione che parli di essere umani che fanno impresa, parlare di persone, senza necessariamente dover sottolineare il genere. Il mondo del vino sta dando un grosso esempio sotto questo punto di vista e ne sono molto orgogliosa”. “C’è ancora tanta strada da fare, ma girare il mondo mi sta dando tanta speranza. Io credo che se qualcuno non mi prende sul serio a livello professionale e non solo in quanto donna sia un problema suo e non mio, l’importante è avere consapevolezza di sé stessi e mantenere il focus sugli obiettivi”. Premiata nel 2021 come Migliore giovane donna imprenditrice da Confcommercio Sicilia, Federica non ama parlare di cambio generazionale, “ma di dialogo tra generazioni passate e future che assieme fanno il presente. Nello gestire la cantina, la tradizione sarà sempre il fulcro della nostra essenza, tradizione che ci è stata tramandata e di cui noi siamo gli eredi, sarà nostra cura tramandarla utilizzando con accuratezza le innovazioni tecnologiche che il nostro tempo ci ha messo a disposizione”.

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