di Simone Nicòtina
Lo confesso: ho un debole per i vini bianchi, a patto che siano francesi. L’abilità dei vitivinicoltori d’oltralpe è impareggiabile quando si tratta di uve a bacca bianca, dove purtroppo il gap con il resto del mondo è ancora importante, a differenza delle altre tipologie di vino.
Ecco perché, tralasciando un attimo i sentimenti di nazionalismo enoico, inizierò parlandovi di un vino bianco francese, continuerò parlandovi ancora di un vino bianco francese e concluderò con un entusiasmante qualità/prezzo, stavolta italiano.
Domaine Trimbach: questo è il nome da tenere a mente se si deve fare un gran regalo a chi si vuole davvero tanto bene, facendogli dono di uno dei migliori vini bianchi del mondo.
Azienda che vanta almeno quattrocento anni di vita, è considerata un faro per quanto riguarda i vini alsaziani e l’interpretazione del suo riesling è mitologica. Non serve essere esperti per capire cosa si ha tra le mani quando si riceve una bottiglia di questo Grand Cru. Basta avere un bicchiere, un naso e una bocca per rendersi conto che probabilmente questo è il vino bianco più incredibile mai bevuto. Non servono particolari abilità degustative o guide di settore.
Il RIESLING CLOS SAINTE HUNE è senza tema di smentita un capolavoro enologico, una perla rara, tra le più fulgide interpretazioni del Riesling e, benchè sia un vino bianco, un grandissimo vino da collezione e da invecchiamento. Si può bere oggi oppure quando tuo nipote si sarà laureato. E non serva che tu abbia già un nipote, puoi aspettare che nasca e che poi si laurei. Potrai sempre e comunque bere il tuo Clos Sainte Hune di Trimbach nel 2060.
Con il suo naso tipicamente minerale profondissimo e le note di idrocarburi caratteristiche, richiama pienamente il territorio di produzione, una terra nata per produrre vini bianchi eccezionali: l’Alsazia.
E’ un vino di grande espressività, ricchissimo, di grande purezza con una trama morbida e minerale che regala una persistenza interminabile che cambia continuamente nel bicchiere, minuto dopo minuto.
300 € spesi bene, per chi lo merita davvero.
Potrebbe sembrare adesso che io pecchi di narcisismo, consigliandovi e lodando il prossimo vino.
In realtà è impossibile per me non parlarvene e non consigliarvelo perché è ancora vivissimo il ricordo della sua ultima degustazione, avvenuta circa 20 giorni fa nell’ambito di un evento eccezionale sulla “gerarchia francese” di alcuni tra i più prestigiosi vini d’Oltralpe, organizzata dall’A.I.S. (delegazione della Penisola Sorrentina) a cura di quel grande sommelier di Emanuele Izzo, in quel di Sorrento.
Ebbene, Chateau Simone è una realtà unica in piena Provenza, dove l’antica villa/castello si erge maestosa al centro degli oltre venti ettari vitati in un territorio “vergine” dal punto di vista della coltura intensiva, al centro di un’enorme bosco. Uno scenario irripetibile che fa da sfondo a un’esposizione ostentatamente tutta rivolta a nord e un microclima freddo nonostante ci troviamo in una delle zone col clima più mediterraneo di tutta la Francia. Un’azienda quasi interamente scavata nella roccia, per garantire uniformità di temperature ai vini in affinamento, che lavora nel più serio rispetto della natura, nonostante il rifiuto di tutte le relative certificazioni in etichetta. Ma non c’è miglior garante della qualità dei propri vini che il produttore stesso, e la storia di questo Chateau è una garanzia totale e perenne.
Il PALETTE BLANC di Chateau Simone è un vino dalla potenza impressionante. Io ho avuto l’occasione di bere l’annata 2011 che mi ha sbalordito per l’equilibrio tra la struttura fenomenale e la consistenza in bocca, di estrema eleganza olfattiva caratterizzata da un naso finissimo tutto giocato tra note vanigliate leggere e note balsamiche e marine: uno straordinario ventaglio di profumi di macchia mediterranea ed erbe officinali, con sbuffi di zafferano qua e là. Al palato esplode grazie ad una persistenza da record e all’acidità molto ben presente e integrata.
Il prezzo credo che si aggiri sui 70€, che è una follia soltanto in relazione alla intrinseca e duratura qualità che garantisce senza eccezioni. Un vino che vale molto, molto di più.
Un vino da regalare in occasioni ed a persone speciali, se si riesce a non cedere alla tentazione di tenerlo per sé.
Con 20€ quante nefandezze abbiamo regalato? Adesso per riabilitarci possiamo donare il piacere di bere un vino di un’azienda simbolo del Friuli, regione vocatissima alla produzione di grandi vini bianchi.
Roncùs esprime i valori culturali del proprio fondatore attraverso i vini proposti, ovvero la più alta forma possibile di produrre vino.
Roncùs è un nome noto; quello che invece forse non tutti sanno è che da loro con 20 € (venti euro!!!) si porta a casa uno dei migliori bianchi italiani.
Non serve spendere tanto, al di qua delle Alpi. Basta conoscere.
La conoscenza, pertanto, fa bene anche alla tasca ma il PINOT BIANCO 2021 di Roncùs fa bene proprio all’anima: fine ed equilibrato, elegantissimo come il pinot bianco dovrebbe essere. Leggiadro, avvolge i sensi profumando di prati estivi. Al palato risulta avvolgente e caldo, con un alcol ben presente ma perfettamente sostenuto dall’acidità.
“Sparagamm e cumparimm”, come non diranno mai in Francia. Ma neanche in Friuli.
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