Ci sono le donne del vino e le donne che raccontano il vino. Talmente bene da attirare l’attenzione del colosso AmazonPrime Video.
Stiamo parlando della giornalista Francesca Negri: socia dell’Associazione Nazionale Donne del Vino, scrittrice, blogger enogastronomica e Wine tutor del programma tv Detto Fatto 3 (su Rai2, condotto da Caterina Balivo) e nello specifico, del suo programma YouTube Wine Passport.
È infatti notizia recente il passaggio del format sul vino Wine PassPassport da YouTube alla piattaforma AmazonPrime Video. Prodotta interamente in Italia, la serie da oltre 2 milioni di visualizzazioni su YouTube, racconta il mondo del vino italiano al mercato internazionale. Girata totalmente in lingua inglese, è da qualche mese sbarcata sulla piattaforma Amazon Prime Video Usa e Uk, il canale on demand del gigante dell’e-commerce Jeff Bezos, che, nei due Paesi, conta più di 100 milioni di abbonati e potenziali consumatori.
Il programma, in ciascuna puntata, realizza il sogno di un turista straniero di toccare con mano la cultura del Belpaese, visitando vigneti, antiche cantine, curiosando tra sagre e feste di paese e andando a conoscere i più famosi produttori delle più importanti cantine italiane, dal Trentino a Soave, dalla Valpolicella alla Franciacorta.
Noi di Wine&Thecity abbiamo contattato la conduttrice e produttrice del format e le abbiamo fatto un po’ di domande.
1): Da dove nasce l’idea di creare un format in lingua inglese sul vino per il pubblico straniero?
L’idea nasce dalla voglia di raccontare il vino italiano all’estero dal nostro punto di vista. Fino a qualche anno fa, il vino italiano all’estero era raccontato da giornalisti stranieri che venivano in Italia a visitare le cantine. E mi sono chiesta, perché non fare il contrario? Affidare a noi italiani il compito di raccontare il nostro vino all’estero, secondo un punto di vista italiano? È iniziato tutto da qui, poi ho riunito professionisti e autori televisivi per realizzare un format per il web da diffondere con un canale che fosse il più internazionale possibile. Ecco l’idea di utilizzare YouTube. L’obiettivo del format è anche quello di educare al consumo corretto di un prodotto iconico della cultura italiana.
2) Da YouTube ad Amazon, “Wine Passport TV Series” sbarca sulla piattaforma on demand in Usa e Uk. Ci può spiegare meglio il passaggio? Com’è accaduto?
Tutto è accaduto durante il lockdown. Un giorno mi contattano dalla Web Icon Inc. che produce per Amazon Prime USA, e mi dicono di essere interessati a distribuire WinePassport sulla piattaforma per i mercati Uk e USA, ovviamente adattando le puntate della serie dal formato web alla tv. Dopo tanti no da parte delle tv italiane, che non comprendono ancora l’importanza di raccontare il vino per educare il pubblico ad un consumo consapevole e qualitativo di uno dei prodotti alla base della cultura italiana, avere l’attenzione del colosso dell’entertainment mondiale è davvero un sogno che si realizza.
3) In ogni puntata di WinePassport un turista straniero di tocca con mano la cultura del Belpaese, visitando vigneti e cantine. Ma lei, ha delle cantine del cuore?
Le cantine più amate sono quelle che ho raccontato nelle puntate della prima serie di WinePassport. Ma parto sempre dal presupposto che da qualche parte c’è sempre un vino nuovo, una nuova cantina che non ho ancora incontrato, capace di conquistarmi. Ogni momento di un individuo è scandito da una bottiglia di vino che ti permette di leggere e vivere un territorio in maniera differente. Il vino è il punto di partenza per scoprire tante altre cose di un luogo, di una regione, di un territorio. E poi, uno degli aspetti che amo di più di questo mondo, sono le persone: dall’enologo di fama internazionale Michel Rolland ai coltivatori, alle famiglie che ogni giorno lavorano in vigna. Le persone sono il bello che c’è dietro al vino ed è ciò che voglio raccontare nel mio format.
4) Come, secondo lei, il comparto del vino italiano può superare e affrontare questo momento?
Questo che viviamo è un momento molto complesso. Nei periodi di crisi la comunicazione è fondamentale, non c’è vendita senza comunicazione e senza qualità dell’informazione. È dunque fondamentale per l’intero settore puntare a una comunicazione di qualità a 360 gradi. Il vino italiano deve servirsi del marketing in maniera più strutturata, puntare sulla comunicazione e rivolgersi di più al mercato asiatico. Le cantine investono poco e a tratti male su questo aspetto, spesso affidandosi a persone che hanno poche competenze in fatto di vino. L’on line può essere un’interessante opportunità di crescita, soprattutto per le cantine medio piccole, perché consente di entrare in nuovi mercati, favorendo l’export. Credo meno nell’enoturismo: anche se le cantine sono state prese d’assalto dalle famiglie per la social distance, oltre al tour in vigneto non si acquista altro. Credo che le cantine non riescano a sopravvivere di solo turismo perché non genera un business valido a superare questo periodo.