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Le interviste di Salvio Parisi: Roberta Gambarini

Wine o’clock: 5 domande e 1 calice

Jazz come DNA, Roberta Gambarini è una delle più autorevoli voci e talentuose quote rosa della scena internazionale: un autentico cavallo di razza. Torinese di nascita, formazione milanese, dal 1998 vive negli Stati Uniti, ma un pezzetto del suo cuore è partenopeo, anzi flegreo, da quando nel 2013 e 2014 ha preso parte al Pozzuoli Jazz Festival di Antimo Civero & friends.

Ciao Roberta,  
mezz’ora di Skype per conversare e raccontarti in relax.  Ti offro (ahimè solo virtualmente) un calice di vino dall’ampia selezione Wine&TheCity: hai una preferenza di tipo o cantina? 
…Ne scelgo due, apparentemente distanti ma con un preciso trait d’union: un Barolo “Cannubi” dei Marchesi di Barolo e una Falanghina dei Campi Flegrei di Contrada Salandra.

Traguardi e riconoscimenti. Appena maggiorenne a Milano raggiungi il terzo posto in un concorso radiofonico nazionale di jazz in tv. Nel ‘98 una borsa di studio del New England Conservatory di Boston ti porta negli USA e poco dopo conquisti il terzo posto alla Thelonious Monk International Jazz Vocal Competition. Nel 2007 il tuo primo lavoro «Easy to Love» viene nominato per un Grammy nella categoria Best Jazz Vocal Album (insieme a quelli di Nancy King, Diana Krall e Nancy Wilson). Poco dopo consegui anche la vittoria come cantante jazz femminile 2007 nella Jazz Journalists Association e come “talento meritevole” dal sondaggio annuale della critica del DownBeat Magazine. Qual è la tua più grande gratificazione?
Conoscere e trascorrere del tempo sul palco e anche fuori dal palco con molti dei grandi artisti che avevo ammirato già da bambina come James Moody, Toots Thielemans, Hank Jones, Jimmy Heath, Benny Carter… è stata senz’altro la mia maggiore gratificazione, il senso più profondo di esplorazione di questa musica e di riconoscenza verso i grandi che l’hanno creata!

Nella tua copiosa carriera ti sei esibita con Dizzy Gillespie, Michael Brecker, Ron Carter, Herbie Hancock, Slide Hampton, Roy Hargrove, Jimmy Heath, James Moody, Hank Jones, Frank Wess, Christian McBride o Toots Thielemans, tra molti altri, e hai cantato alla Carnegie Hall, al Kennedy Center, il Lincoln Center, la Town Hall e la Walt Disney Concert Hall o ai festival jazz di mezzo mondo come Barbados, Londra, Monterey, Toronto e Umbria fino alla nostra Pozzuoli.  Un ricordo su tutti: raccontaci un partner, un luogo, un evento…
…Il Festival Monterey in California, al quale ho preso parte più volte: ma un anno è stata un’emozione speciale partecipare a un progetto composto da Dave Brubeck eispirato al romanzo di John Steinbeck “Cannery Row”, in cuiDave aveva scritto la parte femminile chiedendomi di cantarla, mentre Kurt Elling eseguiva quella maschile… Monterey a sud di San Francisco, sulla costa vicino a Big Sur sull’Oceano Pacifico: uno dei posti più belli del mondo. Un ricordo magico che mi porterò dentro per sempre…

Dal tuo album di esordio «Easy to Love» alla tua ultima fatica «Dedications» (Roberta honors Ella, Sarah & Carmen), chi è la tua icona di sempre, il nome a cui ti sei maggiormente ispirata durante la formazione o a cui fai tutt’oggi riferimento nelle tue esibizioni?
Ne ho tante, tantissime: da Billie Holiday o Sarah Vaughana Ella Fitzgerald, Ethel Waters e June Christy. Ma ho parecchie icone anche lontano dal jazz: Mercedes Sosa, Maria Callas, Anna Magnani, Simone Weil, Edith Stein… donne di talento, spessore, coraggio e cultura.

Una curiosità che sono certo non sia solo mia o di chi non mastica tanto jazz: cos’è e come nasce lo «scatting»?
Il “jazz” come parola è un’etichetta che si riferisce originariamente alla musica classica afro-americana, dove per classica s’intendeva musica da ascolto, da ballo e da riflessione con radici nella diaspora africana ed elementi nel blues, nel gospel e l’r&b. Lo “scat” è un’onomatopea, un modo per esprimere e raccontare delle cose con la voce ed il corpo, con il ritmo e con dei suoni senza usare le parole. Una leggenda racconta che all’epoca delle registrazioniunatantum su cera (che non consentivano errori e replay)una volta Armstrong mentre cantava un pezzo perde d’occhio il foglio col testo che cade a terra: non ricordando le parole, per non perdere il wax record comincia a emettere questi suoni improvvisati, duttili e armonici. Da lì si narra che nacque lo scatting….

Sebbene tu non sia una cultrice appassionata di vino non puoi non riconoscerne l’aspetto conviviale e lo straordinario potere evocativo. Una tua breve considerazione su questi due calici.
Esatto non sono una gran bevitrice, ma in compenso amo cucinare. Barolo “Cannubi” 2016 Marchesi di Barolo: è la mia terra e lo uso anche per cucinare il mio adorato brasato. La Campania è la mia regione adottiva: di Contrada Salandra assaggio volentieri la Falanghina 2015 dei Campi Flegrei, che sono il mio luogo dell’anima, la musica, il mare,gli amici, la buona tavola, il sole e le cose vere. Vengo sempre con piacere e affetto al «Pozzuoli Jazz Festival»: see you soon!

(Salvio Parisi)

 

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