Taurasi Riserva Lucio Terredora
Non un vino ma tre riserve di Taurasi Docg. Un progetto di vini da collezionare che esaltano lo strepitoso temperamento dell’Aglianico.
Il tempo, si dice, lenisce il dolore. Lo rende meno spigoloso, più morbido. L’urgenza cede il passo alla memoria, al bisogno di rinnovarla e custodirla. Sono trascorsi otto anni dalla scomparsa prematura di Lucio Mastroberardino, enologo talentuoso, uomo mite, autentico, senza fronzoli, innamorato della sua terra e del suo lavoro. Oggi i fratelli Paolo e Daniela lo ricordano con il progetto Taurasi Riserva Lucio. Non un vino, ma tre riserve di Taurasi. Un progetto di vini da collezionare, che esaltano il temperamento di un vitigno strepitoso qual è l’Aglianico, reso unico dalle diverse espressività dei siti di provenienza delle vigne Terredora.
Il vino come simbolo di vita, come corrispondenza di amorosi sensi. E il più longevo dei vitigni come progetto per rinnovare la memoria e onorare l’opera di Lucio.
<Il tempo passa, ma l’eredità di Lucio continua a vivere nella sua cantina e ci piace pensarla come le radici da cui la vite trae la linfa e dispiega così i tralci verso l’alto>.
Lucio, classe 1967, figlio di Walter, fratello di Daniela e Paolo, ha segnato non solo i primi vent’anni di vita di Terredora, l’azienda di famiglia, ma l’alba del nuovo Millennio in Irpinia.
<La prima vendemmia di Taurasi Riserva Lucio, destinato solo alle grandi annate di Taurasi, è la 2007, equilibrata, carnosa e dall’ottimo potenziale evolutivo, pur già alle soglie dei quindici anni di vita>, spiega Paolo Mastroberardino, anche lui enologo, che ha raccolto il testimone della produzione in cantina, come Lucio avrebbe voluto.
La cassetta di legno, con le tre riserve, è pensata per regalare l’esperienza di scoprire territori attraverso “emozioni liquide”. Le bottiglie, avvolte in carta velina, svelano in etichetta l’immagine di Lucio, tratteggiata a mano in color canna di fucile, col volto sorridente. Il nome Lucio, scritto in tre colori diversi, Blu, Rosso e Viola, indica le tre diverse tenute: Pietradefusi, Lapio e Montemiletto, tre zone molto diverse per altitudine e condizioni pedoclimatiche.
I tre preziosi cru, pur nella diversa espressività – maggiore eleganza per la riserva ottenuta a Pietradefusi e tannini dalle sfumature peculiari di austerità raffinata per i vini ottenuti dalle uve delle altre due tenute -, danno vita a tre interpretazioni tutte accomunate da struttura, potenza e longevità.
<È l’ensemble che racconta di Lucio e del Taurasi che lui amava>, spiega Daniela Mastroberardino. < Il 2021, per Lucio non avrebbe rappresentato, di per sé, una specifica ricorrenza: era nato, infatti, il 21 marzo 1967, in un giorno di inizio primavera caratterizzato da un’estrema variabilità climatica. Chi l’ha conosciuto certamente ricorda la sua ricerca dell’eccellenza unita ad un carattere autentico, il suo rigore nel lavoro, il suo essere persona pragmatica, i suoi atteggiamenti volti a favorire la capacità di fare squadra in azienda e non solo. A suo modo era anche imprevedibile, creativo, quasi che i natali, in quella strana giornata del 1967, fossero stati d’auspicio. Gli otto anni che ci separano da quel triste 29 gennaio 2013 racchiudono tutta la valenza simbolica del numero otto, il numero dell’equilibrio, della padronanza delle situazioni che la vita impone e con cui fare i conti>.
Dal 1994, anno di nascita di Terredora, i fratelli Mastroberardino, solidi del bagaglio di una tradizione familiare straordinaria, producono vini che raccontano il loro territorio, l’Irpinia, terra di viticultura d’eccellenza, dove la preziosa opera dell’uomo vive e lavora in sintonia con la natura e i suoi cicli. L’azienda ha sede a Montefusco (Avellino) e vanta un patrimonio di 180 ettari di vigne di proprietà.
Giornalista freelance dal 1998, per circa vent’anni ha scritto per le testate del gruppo Espresso La Repubblica e firmato articoli per i principali editori nazionali. Nel 2008 ha ideato Wine&TheCity, di cui è direttore creativo. Nel tempo libero continua a scrivere di viaggi, luoghi e storie singolari per Dove, Donna Moderna e altre testate.