Mettere l’arte nel piatto è un’attività meritoria e magnifica, glorificata a suo tempo – un nome su tutti – da Gualtiero Marchesi. Allo stesso modo, mettere i piatti nell’arte è pratica di lunghissimo corso, dalle prime nature morte in poi.
Ma le cornici? In quale posizione intermedia le collochiamo? Antonio Cuccurullo e sua moglie Antonella, a forza di ideare (anche supportando la creatività dei propri collaboratori), produrre, rifornire gallerie d’arte e musei italiani e stranieri, hanno trovato una soluzione originale. L’idea è quella di un mix sapientemente dosato, approntato in quell’angolo discreto di via Chiatamone da cui occhieggia Capri (a proposito di arte…). Così è nato My Seacret – crasi tra mare e segreto – ultimo gioiello del gruppo GM, dove andare a cena fa bene agli occhi quanto al palato. È divertente, My Seacret. Perché deliziarsi nei ristoranti dei musei è storia di anni, esperienza spesso ad alto voltaggio gastronomico, dal Moma di New York al Guggenheim di Bilbao, passando per il Centre Pompidou e la Tate Modern di Londra. Mangiare ammirando cornici è diverso. Ha a che fare con uno sguardo diverso, visto che difficilmente ci concentriamo sui contorni di un dipinto.
Non che qui manchino i quadri. Anzi. Forte del mestiere ereditato dal padre, Antonio ha diversificato e dilatato la propria passione di artigiano al servizio dell’arte, mettendo a punto un progetto, Le Voci Di Dentro, che si snoda tra l’attività della galleria d’arte e quella della piattaforma online, dedicata al design e alla produzione artistica. Così, sulle pareti di My Seacret ruotano periodicamente le personali di giovani, valenti artisti napoletani. Ma le vere protagoniste sono le cornici: diverse, eccessive e minimaliste, discrete e razzenti. Bisogna mangiar bene, in un posto così. Perché se i piatti non meritassero attenzione, si passerebbe il tempo con il naso per aria.
E invece Antonio Passariello se la cava piuttosto bene, surfando fra la tradizione campana e i sapori del mondo: un gran bel modo di rispettare la storia fatta di contaminazioni e arricchimenti connaturati alle città-porto, che sia l’anguilla con salsa teriyaki e barbabietola o il tataki di bufalo e pastinaca affumicata, giù giù fino al biscotto al limone, fragoline e pepe di Sichuan. Una manciata risicata di tavoli apparecchiati con eleganza, distribuiti sui due livelli del locale, la cucina a vista, il tappeto sonoro dove si riconoscono le voci Sarah Vaughan e Michael Bublé. E i percorsi di degustazione, impreziositi da bottiglie non banali e cocktail ispirati. Un mare segreto da provare, magari visitando il locale prima di sedervi a tavola. Dopo, tempo e attenzione saranno tutti per i piatti.
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My Seacret è in Via Chiatamone 31 a Napoli
Licia Granello è torinese di nascita e napoletana per scelta di vita. Scrive libri e tifa Toro. Su Repubblica ha scritto a lungo di calcio e di cibo. Oggi collabora con Grande Cucina, Vanity Fair e Wine&TheCity