Written by 10:00 Personaggi

Intervista a Serena Gusmeri: enologa e agronoma di Vecchie Terre di Montefili

Nel cuore del Chianti Classico, Vecchie Terre di Montefili è ubicata sulla cima della collina panoramica Monte Fili da cui prende il nome.

L’azienda è nota per i suoi vini eleganti e identitari, prodotti con tecniche sostenibili. Si estende per una superficie vitata di 12,5 ettari nel comune di Greve in Chianti, al confine delle UGA (Unità Geografica Aggiuntiva) del Chianti Classico di Panzano e Montefioralle e, da oltre 20 anni, fa parte del primo distretto biologico (Panzano).
In questo luogo dove la storia, la natura e la tradizione enologica si intrecciano da sempre, è iniziata l’avventura straordinaria che ha unito il destino di tre amici statunitensi appassionati dell’Italia, Nicola Marzovilla, Frank Bynum e Tom Peck Jr., e quello dell’esperta enologa Serena Gusmeri. Dalla loro passione per il microcosmo di Montefili, i suoi panorami, i suoi vigneti e dal loro rispetto per la natura, nascono prodotti di eccellenza, premiati e riconosciuti a livello internazionale, che raccontano del cuore del Chianti Classico e del territorio toscano. Risale all’anno 1975 il primo vigneto di Sangiovese nominato “Anfiteatro”, al quale seguono ulteriori impianti grazie alla nuova proprietà e ad un approccio attento, innovativo e sostenibile alla produzione voluto da Serena Gusmeri.

Nata a Brescia, Serena Gusmeri ha sempre avuto una profonda connessione con la natura. Cresciuta ai piedi delle Alpi in simbiosi con la natura, ha trascorso la sua infanzia coltivando un orto e prendendosi cura delle galline nel cortile di casa. La sua passione per la viticoltura l’ha portata a studiare a Verona e a completare il master a Milano, con una parentesi di ricerca tesistica in Australia. Dopo gli studi Serena trascorre degli anni in Franciacorta e in Campania, due esperienze che le hanno permesso di apprendere che ogni vigneto è unico e plasmato dall’ecosistema circostante. Entrata a far parte di Vecchie Terre di Montefili nel 2015, Serena diventa da subito il cuore pulsante della cantina. La sua filosofia enologica si basa sulla comprensione e il rispetto delle singole parcelle di terra, dove il terreno, l’esposizione e la storia influenzano il carattere delle uve. In cantina, privilegia fermentazioni spontanee e lunghi invecchiamenti in botti di media-grandi dimensioni per permettere al vino di esprimere appieno le caratteristiche del terroir. Serena crede che il ruolo dell’enologo sia quello di facilitare il percorso naturale dall’uva al vino. Il suo approccio rispettoso nei confronti della natura, le sue scelte e la sua dedizione hanno contribuito al successo di Montefili, segnando una nuova fase nella produzione di vini straordinari. Dal Chianti Classico alle cuvée speciali come Anfiteatro e Bruno di Rocca, ogni bottiglia racconta una storia diversa, che riflette la dedizione di Serena a valorizzare la genuinità del territorio toscano.

Vecchie Terre di Montefili ha recentemente ottenuto la certificazione Diversity Ark. Questa certificazione è il risultato di anni di studio, ricerca e collaborazione tra diverse aziende agricole e associazioni di produttori, inclusa Vecchie Terre di Montefili. La certificazione Diversity Ark è stata motivata dalla volontà di riconoscere e valorizzare un lavoro etico e sostenibile che l’azienda porta avanti da anni. Cerchiamo di capirne di più con Serena Gusmeri.

1) Cosa è Diversity Ark?
Si tratta di una certificazione innovativa nel settore enologico, in quanto si dedica ad approfondire e tutelare lo stato di salute dei vigneti attraverso la conoscenza di dati scientifici, come ad esempio campionamenti effettuati nelle vigne studiate ma anche nei fiori spontanei, negli insetti e anche nelle uve, nel corso del campionamento, per il controllo dei metalli pesanti. Oltre al fatto che i tecnici preposti si assicurano che nel vigneto non ci sia uso di plastica e che i prodotti riportati nel quaderno di campagna siano tutti certificati.

2) Perché lo avete scelto e in cosa si differenzia dalle altre certificazioni?
Da tecnico volevo qualcosa che mi sostenesse nel mio approccio di tutela del contesto naturale in cui opero. Volevo quindi che il mio impegno fosse etico e sostenibile per mantenere la biodiversità delle nostre vigne.

3) Quali saranno le prime etichette Montefili con il marchio Diversity Ark?
La certificazione inizierà con la vendemmia 2022, il primo anno certificato.

4) “Tutto dipende dall’enologo”, oggi questo dogma è ancora valido?
L’enologo è utile come l’agronomo (ride). Queste due figure devono sicuramente comunicare nella maniera corretta. Poi io sono fortunata perché svolgo entrambi i ruoli. Oggi ho 42 anni ma mi ricordo che quando studiavo all’Università ci veniva insegnato che tutto girava intorno alla figura dell’enologo in cantina. Successivamente, durante le mie esperienze lavorative, ho invece capito quanto sia importante stare in campagna perché è lì che puoi capire cosa realmente succede e solo allora potrai interpretare le tue uve in cantina. Sono quindi due lavori che si devono compensare: se io porto a casa un’uva come la intendo io, allora in cantina il mio lavoro sarà un accompagnamento e non una manipolazione.

5) Come è stata l’annata 2024 a Montefili?
L’ho ribattezzata una annata sfidante e ho capito quanto è importante mantenere i nervi saldi. Sfidante perché andava interpretata. La tanta pioggia e l’assenza di caldo a settembre ci hanno spiazzato, in estate eravamo convinti di vendemmiare in anticipo e invece abbiamo iniziato a raccogliere solo il 7 ottobre. Però sono riuscita a portare in cantina uve con una maturità fisiologica corretta. Non sarà sicuramente un’annata da ricordare ma nel complesso sono più che soddisfatta, anzi sono molto interessata a vedere come evolverà il Sangiovese in termini di acidità.

6) Parliamo adesso di Sangiovese. Secondo te sarà uno dei vini del futuro?
Per me i vini del futuro devono essere caratterizzati dalla freschezza, che poi è quell’elemento che riesce a bilanciare il vino. Il Sangiovese di sua matrice è una uva fresca, molto dipende da come viene interpretata. In passato non era così, adesso per fortuna si sta tornando a esaltare la sua leggerezza e freschezza. L’importante secondo me è non assecondare le mode ma dare la giusta lettura del vitigno, questa è la strada che deve percorrere un’azienda. Il Sangiovese è sicuramente uno dei vini del futuro perché ha una matrice naturale di vino da grande beva.

Visited 59 times, 1 visit(s) today
Condividi

Iscriviti alla newsletter per ricevere tutti gli aggiornamenti e inviti agli eventi sul mondo del Vino
Close Search Window
Close