Scritto da 16:17 Wine News

Kissós Vintage collection la Falanghina che non ti aspetti

La Falanghina che non ti aspetti. Che sorprende tutti i sensi, che invecchia da gran signora e ammalia più della solita pronta beva. Si chiama Kissós ed è la Falanghina in purezza di Cantine Tora, viticoltori alle falde del Taburno, a Torrecuso, nel Sannio beneventano.

Un vino che si differenzia per carattere, espressione e longevità. Ci vuole coraggio per cambiare rotta, per investire nel tempo, per fare scelte di qualità, saltare qualche vendemmia e saper aspettare.

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Sono stati tenaci e coraggiosi i fratelli Giampiero e Francesco Rillo a credere nel progetto Kissós. Hanno avuto fiducia nel loro enologo, Angelo Valentino, quando nel 2007 ha proposto loro di dare un significato diverso alla Falanghina del Sannio. Tutto è iniziato con la scelta del vigneto: terreni argillosi con forte presenza di sabbia a un’altitudine tra i 350 e i 500 metri s.l.m. Una buona esposizione, soleggiata ma non troppo, per consentire una lenta maturazione delle uve sulla pianta. Un lavoro in vigna accurato che punta a non stressare le piante e a portare la vigna avanti nel tempo.

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E poi una regola chiara sin dall’inizio: solo le annate migliori. Kissós nasce così da uve selezionate e raccolte a mano, solo nelle migliori annate. Vengono pressate dolcemente e la fermentazione è lentissima e a bassa temperatura per esaltare il vero gusto del vitigno. L’affinamento avviene su fecce fini e per almeno due anni in bottiglia. In commercio arriva dopo almeno 5 anni di invecchiamento.

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Questa la premessa della degustazione organizzata dall’azienda presso Palazzo Petrucci per presentare finalmente quella che hanno chiamato la Kissós Vintage collection: una collezione preziosa di 5 annate (2018, 2017, 2016, 2015 e 2012) che consente di esplorare le sfumature diverse del vino negli anni. <<Ogni annata si è rivelata unica, fortemente legata alla vendemmia di quell’anno. La mano dell’uomo si è limitata ad accompagnare ciò che ha fatto la natura>>, così ha introdotto la degustazione Nicoletta Gargiulo, Consigliere Nazionale AIS.

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La prima annata degustata è stata la 2018. Colore giallo paglierino brillane e vivace, il più vivace di tutta la collezione. Al naso i sentori sono quelli tipici del vitigno: prima note di frutta esotica e agrumi, poi la parte floreale, magnolia di primo naso, poi ginestra e una nota balsamica. In bocca il sorso è fresco, il finale sapido. L’abbinamento perfetto è con i piatti a tendenza dolce, con i crostacei ad esempio.

La 2017 appare subito più calda e avvolgente al naso, note di frutta esotica e poi la ginestra in pieno fiore. Compare la nota mielata, miele di millefiori. Al palato questa annata è già più rotonda e bilanciata.

La 2016 è stata forse la mia preferita, l’annata che più di altre si è distinta per il colore, più evoluto, e per il gusto ancora più rotondo. Alla mescita il giallo appare carico, un oro intenso e caldo. Il bouquet aromatico è complesso: la frutta matura, sentori di pesca sciroppata, poi il floreale e ancora evidenti note speziate, lo zafferano e la curcuma. Anche qui si avverte il miele, ma questa volta è un miele più intenso, come quello di castagno. In bocca sorprende la freschezza, è un vino morbido al palato, meno sapido, perfetto in abbinamento ai formaggi.

La 2015 arriva in formato Magnum. Il colore è un oro antico, il naso è diverso da tutte le altre annate: sovrasta la mineralità, si coglie una nota balsamica e d’incenso. Al sorso la salivazione è abbondante, la morbidezza suggerisce come abbinamento qualcosa di strutturato come la genovese o ancora la ventresca di tonno.

L’ultimo assaggio è la Falanghina del 2012, undici anni non sono pochi. Nel calice esplodono note speziate di cannella e vaniglia, c’è la frutta esotica matura, il finale è minerale con note di mandorla amara. Sorprende la persistenza in bocca. È senza alcun dubbio un progetto enologico importante che Cantine Tora porta avanti con decisione dal 2007 e che oggi conferma la straordinaria longevità di questo vitigno per anni ignorata.

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<<Abbiamo sempre creduto nella grande versatilità di questo vitigno storico della Campania e nella sua longevità. La presenza in azienda di vecchi cloni di falanghina e la particolare esposizione dei nostri vigneti ci hanno indicato la strada da percorrere. Ed oggi siamo particolarmente orgogliosi di presentare questa collezione che di fatto inserisce la Falanghina nel novero dei grandi bianchi da invecchiamento >>, spiega Francesco Rillo.

La Vintage collection sarà sul mercato dall’11 dicembre in un elegante packaging. Si tratta di un’edizione limitata, circa 700 bottiglie per ciascuna annata.
Un bel progetto che pone una riflessione finale: non si può più ignorare la vocazione alla longevità di questo vitigno e forse bisogna riscrivere la grammatica della Falanghina, costruire una nuova comunicazione.

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