Wine o’ clock: 5 domande e 1 calice
Freddo in arrivo e giornate più uggiose: è tempo di rallentare o decantare e l’ospite d’autunno in “Wine o’clock” è Ornella Della Libera, ispettrice di Polizia di stanza all’Autocentro in piazza Carlo III a Napoli, scouter di giovani talenti e soprattutto scrittrice. È autrice di storie ispirate al mondo degli adolescenti e romanzi che raccontano avventure metropolitane, casi intricati e periferie noire.
Buondì Ornella,
inizio offrendoti un calice del tuo vino preferito dalla nostra enoteca Wine&TheCity: tipo o etichetta o annata?
Sono indecisa tra un bianco campano, L’Ariella Greco di tufo di Vinosìa, e un veneto, l’Amarone di Crosarola.
Fabbri, Mondadori, Rizzoli o Treves: in quasi vent’anni hai pubblicato coi maggiori editori italiani e nelle raccolte con i grandi romanzieri italiani: come e quanto convivono e collaborano (…è proprio il caso) l’Ispettrice Della Libera e la scrittrice Ornella, cittadina e mamma che vive nel Centro Storico di Napoli?
Ho cominciato vincendo lo Zecchino d’oro con la canzone «Lo Stelliere», scritta con Magurno ed Edoardo Bennato. Da allora sono diventata una “poliscrittrice”, un po’ come i supereroi: di giorno sbirra e di notte poeta. Un buon calice, agito il bicchiere, faccio decantare…ed eccomi qua. Ludovica Nasti mi ha dato l’onore d’interpretare e dare il volto a un testo contro la violenza sui minori, unendosi al mio (nostro) impegno nel sociale. I libri che scrivo sono dettati dalla necessitá di fare informazione per prevenire i reati e tutelare l’adolescenza.
«Crudo» è il tuo ultimo libro, pubblicato proprio pochi giorni fa da Marietti Jr Editore: ci racconti come nasce quest’idea, di chi parla e perché hai scelto di mettere a nudo storie tanto energiche, caustiche e a tratti borderline?
…Sono dieci storie di giovani che cadono nelle trappole della vita, per gioco, per scommessa, per inesperienza, per solitudine. Sono i figli di una società distratta, smarrita, che vede tutto nero e non crede al futuro. Sono i nostri ragazzi, chiusi al sicuro nelle stanzette/prigione, invischiati nella ragnatela invisibile dei social, senza contatti umani, che giocano con la morte come se la vita fosse ricambiabile o ricaricabile.C’è tanta solitudine, gli adolescentihanno bisogno d’integrarsi, di socializzare e spesso lo fanno attraverso le bottiglie di alcol, in modo da disinibirsi, per lasciarsi andare, dimenticare i dubbi e le insicurezze…
Nel tuo lavoro in Polizia e in quest’ultimo romanzo ricorre il monito sul “bere consapevole” e soprattutto il “divieto di vendita ai minori”, che troppo spesso vengono ahinoi disattesi non solo dai giovani e bypassati anche da gestori poco coscenziosi (nonostante i rischi penali e di chiusura attività).Sottolineiamo ancora una volta e proprio in questa sede i termini di questi due fondamentali norme di legge e di bon vivre.
Ricordiamolo: somministrare l’alcol è vietato ai minori. Ci sono sanzioni severe per gli esercenti, l’arresto, la sospensioneela chiusura addirittura, sec’è reiterazione. In Italia abbiamo un primato davvero preoccupante: i minori iniziano a bere a 11 anni, contro i 14 anni degli altri Paesi europei. Bisogna correre ai ripari, informando i giovani, non con imposizioni e divieti ma con la conoscenza dei pericoli per il cervello, per il fegato, per il coma etilico. Educarli al piacere futuro di un buon vino, associato al cibo, appassionarli al lavoro delle vigne, alla fatica che c’è dietro un’etichetta, a riconoscere le provenienze, gli aromi, il gusto, non lasciando che si attacchino al collo di una bottiglia scadente per stordirsi o trovare il coraggio di fare un’azione che dà ansia, come baciare la persona che ti fa battere il cuore…
Napoli, dedalo di culture e umanità, crogiuolo di anime e idee: cosa continua a innamorarti nella nostra città e tra i nostri conterranei?
La città è un teatro all’aperto, è un concerto di voci, di culture, di colorieprofumi…è misteriosa, magmatica, instabile, imprevedibile. Incanta, ammalia, inganna, seduce: la odi e la ami e non puoi farne a meno. È una dolce malía: è sirena e lo sa.È bella e se ne approfitta. Vorrei che i napoletani amassero la cittá con quell’ardore, quella devozione, con la stessa fedeltá che hanno per la squadra del Napoli. Credimi, basterebbe per ritornare agli splendori ineguagliati di un’epoca.
Sei una buongustaia e hai scelto un bianco campano e un rosso veneto: come o con cosa li gusti?
Io sento il mare come ogni sognatore partenopeo: la cucina marinara è uno dei miei appuntamenti preferiti e un calice di greco L’Ariella non manca quasi mai alla mia tavola. Il piatto con cui assaporo invece l’Amarone Crosarola a Verona si chiama Pearà ed è un bollito misto con una cremina fatta col brodo e del pane secco grattato. Naturalmentenon disdegno parmigiana di melanzane e genovese, eh? Santé!