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Santissima Pizza, la prima pizzeria in una chiesa di Napoli. Intervista ai due soci Serino e Costagliola

santissima pizza

Una chiesa sconsacrata diventa una moderna pizzeria.

Succede a Napoli, nel cuore del centro storico patrimonio UNESCO dal 1995, dove Salvatore Serino e Salvatore Costagliola hanno rilevato la Chiesa di Santa Maria Porta Coeli, in via San Paolo a due passi da via Tribunali, per farne la Santissima pizza.

La chiesa, per lungo tempo abbandonata, usata prima come garage e poi bottega, da un anno è torna a nuova vita. I lavori di ristrutturazione hanno preservato al piano superiore le alte volte a crociera del XIV secolo, tracce di decorazioni e le eleganti vetrate. In voluto contrasto l’arredo è contemporaneo: tavoli e sedute, divanetti in pelle e l’insegna luminosa “There’s a story behind every dream” che racchiude la filosofia dei due soci “C’è una storia dietro ogni sogno!”.

Ma come nasce tutto? Lo abbiamo chiesto ai due soci pizzaioli Salvatore Serino (Sasi) e Salvatore Costagliola (Savio).

Salvatore&Salvatore, come nasce Santissima Pizza?

Il nostro sogno è nato su un campo da calcio. Siamo amici e abbiamo sempre avuto il desiderio di costruire qualcosa di speciale insieme. Io (Sasi), ero già pizzaiolo e proposi a Savio di intraprendere la stessa carriera. L’ho guidato nella formazione all’inizio, abbiamo poi unito le forze e la passione condivisa per Napoli e la pizza ha fatto il resto.

Un’attività commerciale in un luogo storico, in una chiesa, non è una novità e spesso non fa rumore. Perché il vostro progetto ha suscitato tanto clamore?

La nostra pizzeria in una chiesa antica e sconsacrata ha suscitato tanto scalpore all’inizio, è vero. Ad alcuni il contrasto tra il sacro e il profano, tra il luogo di culto e quello della convivialità non è piaciuto. Ma noi abbiamo voluto rendere omaggio alla storicità del posto, restaurandolo con cura e rispetto, creando un ambiente che fosse al tempo stesso intimo e accogliente.

È stato difficile coniugare la storicità del luogo con la voglia di fare impresa e, nello specifico, ristorazione? Quali difficoltà avete incontrato?

Coniugare la storicità del luogo con la voglia di fare impresa è stata una sfida emozionante, ma non priva di difficoltà. Napoli è una città intrisa di storia e il nostro obiettivo è sempre stato quello di rispettare l’integrità di un luogo che è parte del Patrimonio UNESCO. Le difficoltà burocratiche legate alla riconversione della chiesa sono state notevoli, ma siamo riusciti a collaborare con le autorità locali per preservare la bellezza storica del sito, pur adattandolo a una nuova funzione. La nostra impresa è diventata un omaggio alla tradizione, ma anche un esempio di come sia possibile innovare mantenendo un legame forte con il passato.

L’idea di mangiare in una chiesa sconsacrata è piaciuta?

Le reazioni dei napoletani sono state estremamente positive e molte persone sono venute a trovarci spinti dalla curiosità e dal desiderio di scoprire una pizzeria così diversa dalle altre. L’ambiente è sicuramente suggestivo, ma anche la qualità delle nostre pizze ha fatto sì che Santissima Pizza diventasse rapidamente un punto di riferimento. Per i turisti stranieri, l’idea di mangiare in una chiesa è un’esperienza unica che unisce il fascino della storia di Napoli alla sua straordinaria tradizione gastronomica. Ogni giorno riceviamo visitatori da tutto il mondo.

Il menù offre uno spunto di riflessione su passato e presente: i grandi classici della pizza napoletana si affiancano a specialità più moderne ed originali. Diteci di più?
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Il nostro menù è un ponte tra passato e presente, tra tradizione e innovazione. Volevamo che ogni pizza raccontasse una storia: quella della nostra Napoli, delle sue radici, ma anche la nostra esperienza internazionale, che ci ha permesso di sperimentare nuovi sapori. La scelta di affiancare i grandi classici napoletani con proposte più moderne e originali è stata voluta proprio per rendere omaggio a quella “doppia anima” del luogo che ci ospita: una chiesa antica ma anche un luogo di incontro e di condivisione. Ci sono i classici fritti, ma anche gli arancini lime e gamberi, i crocchè ripieni di porchetta di Ariccia.

E le pizze?

Le nostre pizze nascono da impasti 100% biga con idratazione all’80% che lievitano 48 ore. Ci sono le classiche, con margherita e marinara in pole position, e pizze “speciali” che prendono i nomi di alcune tra le più celebri vie della città: la pizza Via Partenope con bisque di gamberi, fiordilatte dei Monti Lattari, crema al prezzemolo, sfere di gamberi e chips di pane; la pizza Pignasecca con crema di asparagi, provola, puntarelle, pepe rosa, popcorn di maiale e guanciale croccante e ancora Via Nardones con provola, cotto arrosto e parmigiana di melanzane bianca.

Credete che il format possa essere replicato in altre città?

Crediamo che il nostro format abbia un grande potenziale e potrebbe anche essere replicato in altre città italiane. La nostra idea è quella di portare la tradizione della pizza napoletana in luoghi che raccontano storie, proprio come abbiamo fatto con la chiesa. Naturalmente ogni nuova apertura sarebbe sempre pensata in funzione della storia e dell’identità del luogo, per garantire che ogni progetto rimanga unico e legato al territorio che lo ospita.

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