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Antonio Santarelli racconta il sogno di Casale del Giglio

Casale del Giglio celebra quest’anno 110 anni dalla fondazione della “Ditta Berardino Santarelli & Figli”; un’avventura iniziata nel 1914 e che nel corso dei vari decenni ha portato i vini del Lazio oltre i confini nazionali.

Abbiamo incontrato e intervistato Antonio Santarelli alla guida dell’azienda dal 1985 affiancato dall’enologo Paolo Tiefenthaler. Casale del Giglio è oggi laboratorio a cielo aperto con circa 60 varietà di vitigni su cui si è concentrata l’attività di ricerca, 180 ettari di vigneto, 25 etichette, di cui dieci bianchi, un rosato, nove rossi e un passito, cui si aggiungono tre grappe e un olio extra vergine.

Come avete fatto a trasformare un’area senza tradizione vinicola in un punto di riferimento per la viticoltura in Italia? Qual è stata la sfida più grande?
L’assenza di un passato enologico nel nostro territorio è stata per noi lo stimolo determinante verso il massimo grado di libertà innovativa. La nostra attività di ricerca e sperimentazione vitivinicola, iniziata nel 1985, è stata lo strumento che ha portato all’affermazione di Casale del Giglio. Questo è il nostro grande punto di forza, che ci ha permesso di raggiungere standard qualitativi sempre più alti e ancora oggi ci porta ad esplorare la nostra regione, con l’obiettivo di valorizzare al meglio i vitigni autoctoni del nostro territorio. Certamente la sfida, che ancora oggi abbracciamo, è quella di far sì che la qualità dei vini del Lazio sia sempre più riconosciuta. La nostra regione ha infatti grandi potenzialità, tuttavia ancora in parte inespresse, che devono essere riscoperte e comunicate nei modi più opportuni.

Negli anni ‘80 avete sperimentato con ben 57 diversi vitigni. Cosa vi ha spinto a rischiare così tanto e come avete capito quali erano quelli giusti per il vostro territorio?
Casale del Giglio è un sogno di famiglia, che si è realizzato in primis grazie alla lungimiranza di mio padre Dino Santarelli e alla grande professionalità del nostro enologo Paolo Tiefenthaler, ancora oggi colonna portante della nostra azienda. Il progetto ha visto mettere in campo il coraggio di sperimentare, la tenacia di perseverare e la costanza nel seguire un percorso viticolo ed enologico rigoroso e coerente, giusto per noi, per i nostri collaboratori e per il nostro territorio. È così che abbiamo creato un vero e proprio laboratorio a cielo aperto, dove abbiamo impiantato 57 varietà di vitigni diversi; attraverso una lunga serie di micro-vinificazioni durate anni, abbiamo individuato i vitigni (un terzo di quelli sperimentati) che nell’Agro Pontino davano i risultati interessanti migliori. È stato in effetti un approccio molto naturale: è stata la natura stessa a dirci “questo vitigno sì, questo vitigno no”.

Parliamo di sostenibilità: quanto è importante per voi e come vi state muovendo per rendere la vostra azienda sempre più green?
Tutte le nostre scelte aziendali sono state da sempre basate su princìpi di sostenibilità ambientale, economica e sociale. D’altronde non riusciamo ad immaginare un approccio che non sia sostenibile, a partire dal rispetto assoluto per la nostra terra, dove nascono le uve con cui produciamo i nostri vini, passando per l’investimento in risorse (umane, energetiche, tecnologiche) che riteniamo fondamentale per garantire la qualità attesa delle nostre produzioni. Proprio quest’anno abbiamo conseguito la certificazione Equalitas, che ricomprende per l’appunto i tre “pilastri” della sostenibilità ambientale, economico ed etico/sociale.

Siamo in un’epoca in cui l’enoturismo è in crescita. Cosa può aspettarsi un giovane visitatore che viene a scoprire Casale del Giglio per la prima volta?
Il nostro obiettivo è quello di far vivere un’esperienza conoscitiva a 360° della nostra azienda, non solo raccontando la storia della mia famiglia e di come Casale del Giglio è diventata un’azienda di riferimento nella regione, ma cercando il più possibile di far respirare l’atmosfera conviviale “di casa” che è parte del nostro DNA.
Amiamo raccontare, ma soprattutto dialogare con i nostri visitatori, impegnandoci a renderli consapevoli del grande lavoro che si cela dietro ogni bottiglia e che parte dalla vigna. Ci auguriamo che il visitatore riesca a cogliere la nostra cura del particolare e il rispetto che nutriamo per la tradizione e le tipicità del nostro territorio.

Quale vino della vostra cantina consiglieresti a un giovane che si approccia per la prima volta al mondo del vino? E perché proprio quello?
La nostra produzione deriva dai quasi 20 vitigni selezionati ed è per questo molto variegata, testimonianza del grande lavoro di ricerca e sperimentazione che ha portato all’affermazione di Casale del Giglio. Riteniamo che questo ampio ventaglio di proposte, comprendente sia numerose varietà internazionali, sia i vitigni autoctoni della nostra regione, possa in diversa misura essere apprezzata dai consumatori che per la prima volta si approcciano al vino, fino a quelli più esperti.
Questo non è dovuto solo alle note organolettiche dei nostri vini, ma alla loro identità, pura espressione del territorio in cui nascono. Fortunatamente i giovani sono sempre più curiosi di scoprire le tipicità territoriali e attenti agli aspetti di sostenibilità che in effetti ci caratterizzano. Per questi motivi, uno fra tanti, mi sentirei di consigliare il nostro Anthium Bellone, che all’interno della nostra produzione rappresenta una vera eccellenza, prodotta fra l’altro con uve provenienti da un vigneto franco di piede.
Mi piacerebbe però che fosse considerato anche il nostro Satrico, certamente uno dei nostri vini più conosciuti e rappresentativi, che per le sue caratteristiche di aromaticità, freschezza e mineralità, chiama facilmente il secondo sorso ed è per questo ideale per approcciarsi all’azienda, ed in generale al mondo del vino.

L’Anthium Bellone è stato recentemente inserito tra i migliori 50 vini al mondo dalla rivista inglese Decanter. Cosa significa per voi questo premio e quanto impegno c’è dietro la creazione di questo vino.
Ogni vino richiede cura, passione, professionalità, rigore e dedizione, e tutti noi, in primis il nostro enologo Paolo Tiefenthaler, ci impegniamo in egual misura a partire dal Satrico fino ad arrivare alle punte di diamante della nostra produzione, quali il Mater Matuta ed il Radix. Sapere che il nostro impegno in una produzione di qualità sia riconosciuto a livello internazionale è certamente per noi motivo di grande orgoglio e soddisfazione. Sono molti i premi che ogni anno vengono assegnati ai nostri vini dalle più importanti guide di settore e dai massimi esperti giudici dei concorsi enologici di tutto il mondo. Senz’altro la citazione del nostro Anthium Bellone fra i migliori 50 vini al mondo da parte di Decanter è stata una notizia che ci ha ancor più colpiti e che siamo stati felici di poter divulgare con l’onore di rappresentare il Lazio nel mondo e dunque dare prestigio alla nostra regione, che merita molti di questi riconoscimenti, al pari di altre realtà.

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