Scritto da 17:13 Personaggi

Cristina Varchetta di Cantine Astroni si racconta

Da più di tre anni Cristina Varchetta è  responsabile dei servizi accoglienza e gestione dell’ospitalità di Cantine Astroni, in occasione della presentazione della guida di Slow Wine le è stato consegnato il premio speciale per l’accoglienza in cantina, un grande orgoglio per tutta la regione. In questi anni Cristina ha portato avanti il suo modello basato sul “fattore Ucome “umano”, che mette al centro il visitatore nell’esperienza di turismo integrato al settore vitivinicolo.

Si è raccontata a noi di Wine&Thecity, una ragazza giovane, competente e con grandi sogni nel cassetto. Ecco la nostra intervista.

Cosa rappresenta per lei questo premio?
Questo premio rappresenta per me “la scommessa vinta”, ma non nei confronti di persone terze, ma nei confronti di me stessa. Io nasco come bambina timida, balbuziente e piena di paure e oggi, per me, ricevere il premio sull’accoglienza e ospitalità è un traguardo importante. Sono convinta che le scommesse più grandi sono quelle che si vincono con se stessi.

cristina varchetta accoglienza di cantine astroni

cristina varchetta accoglienza di cantine astroni

Cristina, parla del fattore “U” come umano, ci spieghi meglio che cosa significa per lei?

Nel corso di questi anni ho avuto la possibilità di poter girare molto, sia come hobby, ma anche e soprattutto per lavoro. Ho osservato e provato i diversi tipi di esperienze che le cantine – e non solo quelle – offrono ai visitatori e questo mi ha poi permesso di studiare quale fosse il modello di accoglienza più adatto da utilizzare a Cantine Astroni. In questi tre anni ho lavorato tanto, cercando di non snaturare la mia visione di accoglienza in cantina basata appunto sul fattore U, il fattore umano. Ritengo fondamentale mettere il visitatore al
centro dell’esperienza, farlo sentire parte attiva della stessa e coinvolgendolo mi permette di trasmettergli tutta l’emozione che provo nel raccontare la storia della nostra azienda. Questo tipo di approccio, che ad oggi resta la mia priorità, mi ha inoltre, spesso, permesso di creare legami speciali con le persone. Attualmente ritengo fondamentale che le persone visitino le cantine. Lo standard qualitativo dei vini è aumentato; oggi è difficilissimo trovare vini con difetti importanti e gli scaffali della GDS sono sempre più pieni di etichette che “raccontano” di famiglie e “parlano” di territori. Diventa, quindi, indispensabile il fattore “U”. Portare le persone in cantina, farle conoscere la storia e la produzione descrive un’etichetta, la stessa che magari si ritrova su uno scaffale e che si trasforma non più in un semplice acquisto, ma nella scelta legata al ricordo di un momento unico.

– Qual è secondo lei la formula vincente che ha determinato questo premio?
Non credo che ci sia una formula vincente. Ritengo che il duro lavoro venga sempre ripagato e in questi tre anni mi sono misurata con diverse esperienze, alcune difficili altre meno, ma sono sempre riuscita a portare il risultato a casa. In questo lavoro gli imprevisti sono dietro l’angolo e, col tempo, ho imparato a trovare soluzioni ai problemi in modo rapido ed efficace. Forse un po’ questo può essere la formula vincente: ”lavoro duro” e “problem solving”.

Cantine Astroni

Cantine Astroni

– Ha qualche progetto che sogna di realizzare e che ci può anticipare?
Ho tantissimi progetti da realizzare, forse un po’ troppi per poterli mettere in pratica tutti in breve tempo. Sicuramente ho dalla mia parte la passione, che per il momento è bella forte, e la mia famiglia che mi ha dato lo spazio per poter imparare, ma anche e soprattutto di poter sbagliare, elemento imprescindibile per poter davvero crescere. Tornando alla sua domanda, come progetti a breve termine, mi piacerebbe migliorare ancor di più l’offerta enoturistica, andando a ottimizzare le esperienze già esistenti. Per l’estate sarà inaugurata la terrazza che si trova al di sopra della nostra sala degustazione e che diventerà luogo per apertivi pomeridiani e social table su temi diversi. Nel lungo termine, invece, mi piacerebbe trasformare sempre più l’azienda in un Hub di
formazione con laboratori dedicati, da far fruire a tutti quelli che vogliono affacciarsi a questo mondo o che vogliono migliorare e approfondire le conoscenze che già hanno.
È un aspetto a cui tengo molto poiché, per la mia formazione, sono sempre dovuta uscire dalla Campania dato che nella regione non c’erano corsi che rispondessero alle mie esigenze professionali.
Colgo l’occasione per anticiparVi che questo inverno, presso Cantine Astroni, faremo il WSET level 2, più precisamente dal 13 al 15 febbraio 2024.
Infine mi piacerebbe rendere l’esperienza da Noi completa, dando la possibilità a visitatori, amici e winelover di poter anche pernottare, restando – però – sempre nella dimensione familiare di 4/6
camere.

– Ci racconta un episodio del suo lavoro che porta nel cuore?
Non riuscirei a scegliere solo un episodio, ci sono però tre ricordi importanti che racchiudono i momenti in cui ho realizzato che stavo per raggiugere quello che avevo sempre sognato.
Il primo ricordo va al primo colloquio con l’azienda Feudi di San Gregorio in cui ho capito che non avrei voluto essere in nessun altro posto e che da lì a qualche settimana avrei iniziato il lavoro dei
miei sogni. Il secondo è quando ho fatto il mio primo wine tour in lingua inglese a tre ragazze straniere. Ricordo la mia agitazione e quando, alla fine del tour, timidamente chiesi alle ospiti se
avessero capito qualcosa perché, appunto, era il mio primo tour in lingua inglese, loro mi sorrisero e molto carinamente mi chiesero di brindare e festeggiare insieme.
Il terzo, quello più recente e che probabilmente mi ha dato più consapevolezza, è stato quando, due anni fa, in occasione della Convention nazionale de “Le donne del vino” (associazione di cui
faccio parte), ben 120 associate, vennero a trovarmi a Cantine Astroni.
Alla fine del tour ero molto preoccupata, ma quando Cristina Ascheri, veterana del gruppo e simbolo delle donne del vino, mi disse: “hai visto sei riuscita a zittire 120 donne”, non potei non sorridere a questa “simbolica” frase che racchiude un pò tutto il senso del lavoro svolto in questi anni.

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