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Guida Vitae 2025, le eccellenze del vino italiano alla Leopolda

Il 16 novembre alla Stazione Leopolda di Firenze ci sarà la presentazione della Guida Vitae 2025, di Ais Associazione Italiana Sommelier, un viaggio nell’Italia del vino con i tesori enologici più pregiati del belpaese.

Una guida che si rinnova per l’undicesima volta e che vede aumentare, di anno in anno, il numero delle aziende: in quest’edizione quasi 20mila i vini degustati e valutati, 2.951 cantine recensite, con 452 “Gemme”, 2.326 vini con punteggio al di sopra di 90/100, 169 vini “Cupido”, 204 segnalati per il rapporto tra valore e prezzo, 159 “passepartout”. Un lungo lavoro che ha visto il coinvolgimento di una redazione centrale, di 22 redazioni territoriali e di oltre mille collaboratori che redigono le schede descrittive, gestiscono le degustazioni e tutta la complessa organizzazione logistica.

Un lavoro capillare per l’Associazione Italiana Sommelier che, dal 1965, rappresenta uno dei maggiori enti di riferimento per la promozione e la cultura del vino in Italia. La guida ai Vini «Vitae» edizione 2025 è un vademecum sempre più digitale, arricchita da dati, numeri, approfondimenti e un’attenzione costante alla qualità.

La celebrazione del “Mediterraneo” come crocevia di culture e punto di incontro di sapori e tradizioni è il tema centrale della Guida Vitae AIS 2025, che quest’anno porta con sé una serie di novità significative, tra cui una nuova scheda analitico-descrittiva per la valutazione dei vini. Tra i simboli distintivi, si conferma la “vite” per identificare le fasce di qualità e si rafforzano i riconoscimenti speciali: Tastevin, Gemma, Cuore e Bilancia. Inoltre, vengono introdotti due nuovi simboli dedicati ai progetti sostenibili e ai luoghi di valore: progetto Green, identificato dall’icona della foglia, pone l’attenzione su aziende che, oltre a distinguersi per un dichiarato profilo sostenibile, investono risorse su un’iniziativa precisa e degna di nota, e la Virtus loci, identificata dall’icona della torre, che segnala luoghi o siti di valore storico, artistico o ambientale in cui risiede l’azienda vinicola, o che l’azienda stessa rappresenta o testimonia. La Guida Vitae 2025 non è solo un compendio di vini, ma una vera e propria celebrazione della cultura enologica italiana. 

Tra le ampie navate della Leopolda, capolinea della più antica linea del granducato, immersi in una suggestiva atmosfera industriale, sarà possibile degustare le eccellenze vinicole italiane, in particolare le “Gemme” della Guida AIS 2025, una selezione esclusiva dei vini che hanno ottenuto i punteggi più elevati nei panel di degustazione dell’Associazione Italiana Sommelier. Alla Leopolda il vino diventa cultura, passione e incontro. Durante la kermesse spazio anche all’assegnazione dei premi Tastevin Ais e al Concorso miglior Sommelier d’Italia Trentodoc.

L’edizione 2025 rappresenta una data importante per Tommaso Luongo, Presidente dell’AIS Campania, poiché coincide con un significativo traguardo, dieci anni da Referente della Guida Vitae per la Campania: un lungo, ricco e stimolante viaggio condiviso con redattori e degustatori della regione. Abbiamo chiesto al Presidente un excursus di questi anni trascorsi e le attese future nel panorama enologico campano.

Quali possono essere le sfide che i produttori, a livello regionale, dovrebbero intraprendere da qui ai prossimi anni?
In un panorama ricco di storia e tradizione caratterizzato da una eccezionale varietà ampelografica, alla base di un’enologia di spiccata tipicità bisognerebbe cercare nuove interpretazioni dei nostri vitigni. Dai vini bianchi ai rossi, passando per le bollicine e i rosati. La Campania per i suoi Bianchi di punta, DOCG Greco di Tufo e Fiano di Avellino, ha introdotto la tipologia ‘riserva’ facendo quindi immaginare la possibilità di un maggiore affinamento in bottiglia, da questo bisogna lavorare sempre di più nel rafforzare la capacità dei nostri bianchi di essere serbevoli e longevi. La strada già è stata segnata dal Greco di Tufo e il Fiano di Avellino , ma sicuramente la Falanghina Sannita e quella Flegrea possono inseguire lo stesso progetto, avendo caratteristiche simili.
La particolare conformazione dei suoli vulcanici, l’eccezionale varietà ampelografica, i numerosi vitigni autoctoni, sono ottimi presupposti per immaginare un futuro sempre più ricco e importante ma, dobbiamo caratterizzare ancora di più la nostra Campania, allungare i tempi di affinamento in bottiglia per far sì che i bianchi diventino molto competitivi non soltanto in Italia, ma soprattutto a livello mondiale.
Varietà autoctone come le nostre: Greco, Falanghina, Fiano, sono dei vitigni straordinari che meritano di essere conosciuti da tutti. Appena messi in bottiglia possono essere confusi con tanti vitigni e tanti territori, la Campania ‘nel calice’ si sente con gli anni addosso e, in un mercato che ha bisogno di identità e riconoscibilità, questa è la cosa fondamentale.
Per i Rossi bisogna capire qual è la chiave contemporanea per poterli comunicare al meglio.
Dal Taurasi ai suoi figli, quindi dall’Irpinia ai Campi Taurasini al Taburno si potrebbe tener presente che probabilmente la possibilità di ridurre i tempi e le temperature di estrazione, potrebbe essere un protocollo di vinificazione che, seppur datato, può risultare assolutamente moderno, considerando le caratteristiche di un mercato che vuole dei rossi più rarefatti, più eleganti, meno tannici, meno potenti, sempre più capaci di interagire con una gamma ampia di preparazioni in cucina e non soltanto abbinati ai grandi piatti a base di carne. Il Rosato è una strada da continuare a percorrere perché comunque, soprattutto nella versione rosé dell’Aglianico del Taburno, potrebbe avere ancora una maggiore valorizzazione, ed è la strada che hanno iniziato a perseguire tante aziende, in questa tipologia un po’ trascurata a livello nazionale, sicuramente l’Aglianico del Taburno ha una prospettiva di crescita importante per il mercato italiano.
Per quanto riguarda le Bolle sicuramente è un comparto in grande ascesa, forte dell’esperienza storica della spumantizzazione dell’Asprinio, che è sicuramente la varietà campana che si presta meglio ad essere spumantizzata. Da questa esperienza deriva un approccio a immaginare anche altre forme di spumantizzazione, la varietà pedoclimatica e la diversità di una ricchezza ampelografica consentono di sperimentare veramente tante possibili alternative quando si parla di bollicine, naturalmente con grande attenzione soprattutto al metodo classico e poi anche al metodo Martinotti.”

Con questa edizione, l’Associazione Italiana Sommelier chiude un ciclo editoriale, anticipando per l’anno prossimo l’avvio di un nuovo progetto che darà maggior risalto allo stile narrativo e alla sostenibilità.

Come è cambiato in questi 10 anni il modo di raccontare il territorio nazionale?
“In questi anni si è dato valore e attenzione all’idea dell’enoturismo, con la possibilità di segnalare la vicinanza dalle aziende e dei vigneti ai siti archeologici, introducendo così il tema del ‘paesaggio del vino’, di come un vigneto si inserisce in un contesto pedoclimatico particolare. Da qui, immaginando di consolidare proprio la possibilità attrattiva dell’enoturismo e dell’accoglienza, con la versione digitale all’interno dell’app adesso c’è la possibilità di geolocalizzare le aziende e i vigneti. Inoltre sempre sull’app è possibile fare la ricerca per ricetta cioè inserendo un determinato piatto, trovare i vini in tutta Italia che sono abbinabili. Del resto l’idea che vino e cibo dialogano in maniera paritaria, pensare al vino accanto al cibo, e viceversa pensare al cibo accanto al vino, in un rapporto vicendevole, e questo è un po’ il marchio di fabbrica di AIS, quindi l’abbinamento ancora più rafforzato da questa possibilità, non è altro che la filosofia della nostra scuola.
In questi dieci anni pian piano si è voluti centrare il messaggio della comunicazione del vino all’interno della quotidianità del cibo, del territorio, del viaggio, del turismo rafforzando proprio l’idea della comunicazione di un territorio e non soltanto della semplice degustazione tecnica. 
Per quanto riguarda il cambiamento dei punteggi, del linguaggio, dei descrittori e delle categorie sono figli dell’aggiornamento del tempo, fanno parte dell’evoluzione di ogni forma di linguaggio di comunicazione, l’idea fondamentale rimane quella di voler comunicare in modo diretto ed efficace il vino italiano senza rincorrere in sterili artefici dialettici”

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