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Interviste ai produttori: Massimiliano Apollonio

Nel comune di Monteroni di Lecce, Apollonio Vini è l’azienda guidata dai fratelli Marcello e Massimiliano Apollonio, quarta generazione di una famiglia che ha messo qui radici ben 150 anni fa.

Figli di Salvatore, che negli anni ’60 aveva già dato una svolta all’azienda di famiglia iniziando l’imbottigliamento di vini di qualità superiore con il marchio Apollonio, Marcello e Massimiliano si sono specializzati nei vini da invecchiamento, hanno aumentato le tipologie di prodotto tenendo sempre alta l’attenzione alla qualità e allargato la rete di distribuzione. I vini Apollonio oggi arrivano in ben 35 paesi del mondo. Oggi come allora la Casa Vinicola Apollonio dedica grande impegno alla valorizzazione dei vitigni identitari del Salento: Negroamaro, Primitivo, Malvasia nera, Susumaniello, Bianco d’Alessano. Dal 2005 inoltre, con il Premio Apollonio, l’azienda premia i pugliesi che danno lustro alla propria terra nel campo dello spettacolo, della letteratura, della creatività in generale. Dei due fratelli, abbiamo intervistato Massimiliano.

Il tuo vino del cuore tra quelli prodotti e perché
Il mio vino del cuore è il Diciotto Fanali perché legato alla tradizione salentina e a quella della mia famiglia di creare un rosato, la cosiddetta lacrima, da sempre prodotta nei territori salentini. Il vino di una notte, senza nessuna pigiatura o altra lavorazione, che affina in piccole botti e che riesce a trasmettere l’unicità del suo vitigno, il Negroamaro, re incontrastato di queste terre.

Il vino che vorresti produrre
Il vino che vorrei produrre, in effetti, è qualcosa che già esiste nel nostro Salento ma che pochi conoscono. La longevità del Negroamaro è difatti ancora tutta da scoprire, da rivalutare e che sta sempre più prendendo piede. Stappare e degustare bottiglie di 50 anni fa realizzate con questa uva incredibile ti lascia davvero senza fiato per l’emozione che si prova  a testare un frutto ancora vivo, dei tannini nel pieno del loro turgore ed un velluto avvolgente.

Un aneddoto della tua vita in azienda che ti ha segnato in modo particolare
Purtroppo la perdita prematura di mio padre non poteva rimanere senza conseguenze per la vita della cantina e della mia in particolare.  Essendo ancora molto giovane difatti la mia idea era quella di andare in giro per il mondo per cercare di conquistarlo, ed invece mi son reso conto che per conquistare il mondo era necessario rimanere in cantina.

Il momento del tuo lavoro che ami di più e perché
Sicuramente il periodo della vendemmia è quello più affascinante perché in pochi giorni ti giochi il futuro della cantina e del tuo “orgoglio personale di enologo”, ma va detto che sono tanti i momenti in cui vorresti mandare tutto al diavolo o tantissimi in cui l’esaltazione enologica, commerciale o anche solo di immagine ti farebbero spostare le montagne!

Se non avessi fatto il vignaiolo cosa avresti voluto fare?
Il mio sogno nel cassetto da piccolo era fare l’archeologo non sapendo (ancora) che con un cognome come il mio era difficile uscire da questo mondo. Mondo del quale poi mi sono perdutamente innamorato e che ogni giorno ti fa sentire assoluto protagonista, nel bene e nel male, di questo viaggio incredibile che parte dall’alberello pugliese e arriva al nettare degli dei, il vino appunto, meglio se salentino 100%.

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